Che cos’è il tessuto stampato?
Come abbiamo visto, il tessuto stampato ha una lunga storia alle sue spalle e non di rado è anche un fulgido esempio di creatività e una testimonianza culturale di popoli antichi nonché contemporanei. Naturalmente c’è anche il risvolto meramente commerciale che ha portato alla realizzazione di stampe che non portano in sé alcun significato di sorta ma semplicemente sono disegni, motivi, che hanno soltanto una funzione estetica e questo vale ancor di più in epoca contemporanea. Ma per rispondere alla domanda su cosa sia un tessuto stampato, si può semplicemente dire che si tratta di una stoffa sulla quale è applicato un disegno. Probabilmente la cosa più interessante, però, è come questo disegno viene applicato, con quale metodo di stampa. Andiamo a vedere, allora, come si sono evoluti i metodi di stampa nel corso del tempo. Il metodo più antico conosciuto è quello della stampa a mano con i blocchi di legno. In sostanza il motivo da stampare è intagliato nel legno, questo viene inchiostrato e quindi premuto con la necessaria forza sul tessuto. In pratica è come un timbro. Intanto con la Rivoluzione Industriale cominciarono a nascere nuove tecniche che avrebbero riguardato il tessuto stampato. Proprio in Inghilterra per la prima volta si utilizzò il metodo di stampa con lastra di rame incisa. Era l’anno 1770 e fu utilizzata una pressa da tipografia. Come noto, però, in quel periodo l’evoluzione tecnologica nel settore industriale correva veloce e questo metodo di stampa fu rapidamente soppiantato dalla stampa rotativa con cilindri a rilievo. Correva l’anno 1785. Tra le grandi novità della stampa rotativa con i cilindri c’era la possibilità di stampare sei colori alla volta. Ancor prima, in Giappone si usava la tecnica nota come Stencil. È un metodo di stampa antichissimo ma cronologicamente lo collochiamo dopo la stampa rotativa con cilindri a rilievo. Il perché sarà chiaro tra un istante. Questa tecnica consiste nel ritagliare la sagoma del disegno in fogli di carta pesante o in alternativa, su una lamiera molto sottile. Per l’applicazione del colore si ricorre ad un pennello oppure ad un tampone poi si posiziona la maschera sul tessuto per la stampa. Nel 1894 fu brevettata la prima macchina per stampare stencil. Nel 1900 viene perfezionato il metodo di stampa detto "serigrafia" trovando così impiego nel campo industriale. In particolare, in questa fase storica si parla di serigrafia tessile a quadro perché la tecnica prevede il tesaggio e l’incollaggio di un tessuto di poliestere su un riquadro di metallo al fine di ottenere la matrice la quale è spalmata con una resina. Quando è asciutta, la resina è fotosensibile. A questo punto si applica una grafica realizzata su un film trasparente. Questa grafica è ottenuta spalmando l’inchiostro opaco. Successivamente la matrice è sposa alla luce. Ora, cosa accade? Nei punti in cui la resina è colpita dalla luce, si polimerizza. I punti coperti dall’inchiostro opaco, invece, vengono ripuliti con l’acqua. Questo processo porta all’ottenimento di un telaio di serigrafia foto inciso caratterizzato da aree permeabili all’inchiostro e aree impermeabili. Il telaio viene posto sul tessuto da stampare e facendo pressione con una spatola chiamata “racla” si fa permeare l’inchiostro dal telaio al tessuto stampando la grafica. La medesima tecnica vale anche per la serigrafia tessile rotativa ma in questo caso si usa un cilindro in metallo microforato. La tecnologia più recente è quella a getto d’inchiostro, la sua introduzione nell’industria della stampa tessile risale alla fine degli anni ‘90. Una delle principali differenze rispetto alle tecniche sin qui illustrate è che nella Inkjet, non si utilizzano matrici. In questo caso si utilizzano degli attuatori piezo che rispondendo alle istruzioni del software generano un getto d’inchiostro che impatta il tessuto. Ogni goccia forma un punto che si unisce agli altri formando la grafica presente nel software ottenendo, così, il tessuto stampato.
Quali sono i tipi di tessuto stampato?
Anche grazie all’evoluzione delle tecniche dei metodi di stampa, oggigiorno si può stampare sulla maggior parte dei tessuti. Una condizione importante è che la superficie sia liscia. A favorire la qualità della stampa è la trama del tessuto, più è fitta e meglio è. Il colore di base della stoffa incide sulla resa della stampa ed è da preferire una stoffa a tinta unita. I tessuti comunemente stampati sono:
- Cotone
- Poliestere
- Misto Poliestere
- Seta
- Canapa
- Lino
Consigli per la gestione del tessuto stampato
Ci vuole un po’ di attenzione con il tessuto stampato per preservarne le caratteristiche. Innanzitutto, bisogna rispettare le indicazioni riportate sull’etichette dei capi di abbigliamento. Quindi seguire con scrupolo le raccomandazioni per il lavaggio ma anche dell’asciugatura della stiratura. Attenzione ai detergenti aggressivi che potrebbero rovinare il colore del tessuto stampato. Il tessuto va sitrato tenendolo al rovescio o proteggendo la stampa con un panno che faccia da filtro tra la piastra del ferro da stiro e l’indumento o quello che è. Per preservare la stampa e il colore, infine, evitare l'esposizione della luce diretta del sole.
Caratteristiche del tessuto stampato
Le caratteristiche del tessuto stampato variano a seconda delle materie prime che possono renderlo più o meno elastico, leggero, morbido, liscio al tatto e così via. C’è da aggiungere che i tessuti stampati si dividono in professionali e generici. Un tessuto stampato professionale è “progettato” per essere stampato e tinto in accordo con esigenze specifiche. Da ogni pezzo di tessuto si ricava un prodotto che può essere un asciugamano, una tenda, la fodera per un cuscino etc. I tessuti generici, invece, sono tinti e stampati in pezzi. In sostanza il materiale è tagliato come più aggrada e utilizzato per cucire trapunte, lenzuola, abiti e così via.